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L’università di Harvard dichiara: “La mente errante è una mente infelice”

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Le nostre menti sono una macchina errante. Uno studio ha rivelato che quasi la metà dei nostri pensieri non sono legati a quello che stiamo facendo. La nostra mente si perde e vaga… Questo dato statistico è molto eloquente e va a sollevare due interrogativi: “Come fa questa attività cerebrale ad influenzare la nostra felicità?” – “Ci rende più felici (oppure no)?”

Gran parte della ricerca sui fattori che contribuiscono alla felicità si è concentrata su fattori come: reddito, sesso, istruzione, e matrimonio; ma come lo psicologo di Harvard Matt Killingsworth ha menzionato in “Greater Good”, “Fattori come questi non sembrano avere effetti particolarmente relevanti. “

Sembra, infatti secondo Killingsworth, che gli aspetti fugaci la nostra vita quotidiana, ad esempio quello che stiamo facendo, con chi siamo e quello che stiamo pensando, hanno una grande influenza sulla nostra felicità. Eppure gli stessi fattori, sono risultati più difficili da studiare per la maggior parte degli scienziati. Questo ha spinto Killingsworth e Daniel T.Gilbert a verificare l’influenza che tali situazioni hanno sulla felicità.

La ricerca
Lo studio di Harvard dal titolo “La mente errante è una mente infelice”, ha fatto uso di una tecnica non convenzionale nota come esperienza di campionamento – dove le persone sono state interrotte a vari intervalli nelle attività che svolgevano durante il giorno. Questa tecnica è estremamente potente. Essa consente di trovare modelli di grandi dimensioni nel pensiero e nel comportamento umano, sviluppa un ritratto di un individuo e va a  trovare correlazioni distinte tra pensieri, azioni e felicità.

Gli psicologi stanno sviluppando anche un app su iPhone per ‘assaggiare’ pensieri, sentimenti ed azioni. Per tutto il giorno ed a intervalli, le persone sono state invitate ad eseguire un breve questionario che chiedeva la loro esperienza del momento, appena prima di un segnale ben preciso che ricevevano.

È stato chiesto loro come si sentivano (su una scala da pessimo a molto buono), su quello che stavano facendo; (è stato chiesto di eseguire 22 attività, tra cui guardare la tv e mangiare), gli è stato domandato se stavano pensando a qualcos’altro mentre eseguivano una specifica attività. Naturalmente i soggetti potevano rispondere sì o no a quest’ultima domanda. Se stavano pensando a qualcos’altro è stato chiesto loro se i sentimenti erano neutrali, piacevoli o spiacevoli.

L’esperimento è stato fatto da un gruppo eterogeneo, di 15.000 persone – età 18-80, che rappresentano una vasta gamma di reddito, livello di istruzione,  stati coniugali e nazionalità. Questo ha permesso ai ricercatori di raccogliere oltre 650 000 rapporti in tempo reale.

La nostra mente vaga verso l’infelicità
Lo studio ha riscontrato che il 47% delle volte, le persone stavano pensando a qualcosa di diverso dal loro attività corrente. Questo variava tra le 22 attività – il 65% mentre faceva la doccia, il 50% quando lavorava, il 40% nell’esercizio fisico, fino al 10% mentre faceva sesso. A parte il sesso, le menti delle persone erano altrove per almeno il 30% del tempo. Le nostre menti vagano per una notevole quantità di tempo, anche quando siamo a riposo e non dobbiamo pensare  anulla in particolre.

Secondo la psicologia, se la vostra mente vaga spesso, vi è una probabilità dell’85% che si divenga inconsciamente infelici. Questo studio supporta tale dato. Si è constatato che le persone erano significativamente meno felici quando le loro menti vagavano rispetto a quando erano concentrate e presenti nell’attività che stavano svolgendo.

Le parole di Killingsworth:
“… Quanto più spesso la mente di una persona vaga, molto più spesso sarà incline all’infelicità”.
Questo vale per tutte le 22 le attività e indipendentemente da ciò che la persona stava facendo, anche se non era un’attività piacevole, come per esempio, recarsi al lavoro. Ciò può essere spiegato dal fatto che quando le nostre menti vagano, spesso pensiamo a cose negative e spiacevoli, come ad esempio, le nostre preoccupazioni, le ansie e anche i nostri rimpianti. Questi, a loro volta, hanno un grande impatto sulla nostra felicità.

Come la presenza mentale influisce sulla nostra felicità
I dati dello studio del gruppo di ricercatori di Harvard, sottolinea anche il fatto che la tua felicità non è determinata dal modo in cui si spende la nostra giornata. Piuttosto ha a che fare con la presenza mentale.

Presenza mentale, in cui abbiniamo i nostri pensieri alle nostre azioni specifiche. Questo è un enorme fattore predittivo della nostra felicità e dovrebbe essere coltivato per una vita più felice. Tuttavia, come ha detto Killingsworth, “La lezione qui non è che dobbiamo smettere di far vagare la mente -dopo tutto, la nostra capacità di rivisitare il passato e immaginare il futuro è estremamente utile e un certo grado di mente errante è probabilmente utile. ”

Ciò che proponiamo è usare delle tecniche per fare in modo di non far vagare troppo la nostra mente, (ad esempio, con la pratica della meditazione) che puo’ anche servire a migliorare la qualità della vita e che ci aiuta a far fronte in modo più efficace ai momenti difficili e ad ottenere una maggiore fruizione da quelli buoni, che ci rendono più felici.

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